Oggi vi parlerò di una forma di finanziamento decisamente poco conosciuta dalle imprese e, a dire il vero, anche dalle banche.
Mi riferisco al cosiddetto “prestito partecipativo”, un finanziamento dedicato alle imprese costituite in forma societaria (prevalentemente di capitali) che possiamo inquadrare nell’ambito della cosiddetta “finanza innovativa”.
Ma vediamo in che cosa consiste questa forma di credito e, soprattutto, a quale primaria esigenza risponde.
Il prestito partecipativo cerca di dare una risposta concreta ad un annoso problema che affligge le imprese italiane, quelle meridionali in particolare, la cosiddetta carenza di capitali propri e, specularmente, l’eccessivo indebitamento finanziario.
Il prestito partecipativo, infatti, ha come finalità il finanziamento di specifici piani di espansione aziendale abbinato ad un processo, che può essere anche graduale, di capitalizzazione aziendale.
Ma vediamo come si attua questo meccanismo: in sostanza, quello che viene posto in essere è un rapporto che impegna non solo la banca e l’impresa ma anche i soci. In realtà ogni banca ha in catalogo prodotti con caratteristiche diverse che però fondamentalmente attuano la finalità principale del prestito.
Vediamo alcuni esempi:
Come avrete notato, quindi, tutte le varie forme hanno lo stesso obiettivo: aumentare i mezzi propri allo scopo di recuperare e/o rafforzare l’equilibrio finanziario.
Vi ricordo che la scarsa presenza all’interno dell’azienda di capitale proprio rappresenta uno degli elementi maggiormente penalizzanti nell’attribuzione di un giudizio di rating e quando migliora il rating, migliora la capacità di credito dell’impresa e, particolare non secondario, migliorano le condizioni applicate.