Oggi ci occupiamo di quelle imprese che qualche anno fa hanno deciso di delocalizzare la propria produzione e che in seguito hanno cambiato idea.

Stiamo parlando del cosiddetto “reshoring” che è esattamente l’opposto dell’offshoring, quel fenomeno che, a partire dagli inizi degli anni 90, ha portato molte aziende italiane a spostare la produzione verso paesi come la Cina o Paesi dell’Est Europa come Romania, Polonia o Serbia, attratti dal minore costo del fattore lavoro.

Nell’ultimo periodo, non sono poche le aziende italiane che decidono di rientrare. Ma quali sono le motivazioni di questo controesodo?

I motivi in realtà sono molteplici: soprattutto nel caso di produzioni di fascia medio-alta il ripensamento è dovuto principalmente all’effetto “made in Italy”. In particolare nel comparto della moda, gli acquirenti richiedono la produzione locale come simbolo di qualità e sono infatti soprattutto le aziende di questo settore che sono tornate a produrre in Italia.

Per tutte le altre aziende coinvolte dal fenomeno, il rientro a casa è dettato da fattori economici. L’inadeguatezza dei trasporti, la scarsa qualificazione delle maestranze il fatto che, anche in Asia e in Europa dell’Est, i salari abbiamo preso a salire e con essi il costo della manodopera.

Ma veniamo ai numeri.

Sono più di 170 le grandi aziende che hanno deciso di rientrare.

Alcuni sono casi veramente eclatanti come il marchio Candy, che, finito in mani cinesi, ha deciso di riportare la produzione in Italia.

Lo stesso hanno fatto Prada, Diadora, Benetton.

Ovviamente questo processo è di grande aiuto per l’economia del nostro paese e per l’occupazione in particolare, tanto che anche il governo sembra intenzionato a varare misure finalizzate a favorire le cosiddette imprese che “cambiano idea”.

E’ infatti intenzione dell’esecutivo varare, con il prossimo decreto crescita, misure fiscali destinate a questa finalità.

Questo è un paese che ha tutte le caratteristiche per essere attrattivo: qualità, competenze, genialità. Se si puntasse ad alleggerire il peso della burocrazia, non solo si favorirebbe il reshoring ma potremmo diventare un grande polo di attrazione anche per le grandi imprese estere.

 

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